martedì 2 settembre 2014

Fabio.

Le dita di Fabio scivolavano veloci sulla tastiera. Ogni tanto uno sguardo veloce ai monitor di fronte a lui. Codici, stringhe di programmazione, password, codici sorgente. Una vita tra codici risolti, progetti sottratti, formule rivelate, corrispondenza rubata. Tante identità, frammenti di vita, solitudine latente. Nessuno lo conosceva davvero e, forse, neanche lui stesso.
Nessuna famiglia, mai affetti stabili, mai legami. Solo caratteri alfanumerici e codici da spezzare, sistemi da violare.
In quei minuti doveva salvare dati importanti in uno dei suoi server disseminati nel pianeta. Della sua vita, invece, rimaneva ben poco da salvare, persa com'era tra i byte che abilmente trasferiva. Al termine della procedura si sarebbe sganciato da tutto e tutti. Sempre in fuga.
Quella sera si sentiva strano. Avvertiva una remota sensazione.
Lo scaricamento dei dati era al 95%. Bussarono alla porta. Si voltò di scatto verso il monitor della telecamera sistemata all'ingresso, sulla strada. Non vedeva nulla. Solo nebbia. Accelerò le sue dita sulla tastiera seguendo un ritmo convulso. Ad un tratto sentì chiara una voce - “Papà! Papà sono io!” proveniva da fuori, oltre la porta - “Apri!” Quella sensazione si fece ghiaccio e si impadronì di Fabio.
Sono Giulia, apri!” disse ancora la voce.
Giulia?” esclamò l'hacker. “Porca putt-” Ci fu un'esplosione.
La ragazza era Giulia, la figlia che non vedeva da 10 anni. Più tardi, dopo l'irruzione, durante il trasferimento in Commissariato, lei stessa ebbe modo di raccontargli cosa era successo, come era diventata Ispettore della Polizia Federale e in che modo la sua squadra speciale Anticrimini Informatici, lo avesse scovato dopo anni di indagini.
Fabio venne catturato ma, per la prima volta dopo tutti quegli anni, si sentiva felice.
Adesso lo trovate al parco dove conduce il doppio passeggino dei gemellini di Giulia.

Di tecnologia e internet non ne vuole sapere più.

5 commenti:

  1. Un racconto molto carino, sebbene io non ami le storie brevi. So che la sintesi è un dono importante, ma ho sempre l'impressione che i brani siano "mutilati". Un ottimo esercizio (per me o per chiunque) potrebbe essere utilizzare un racconto breve come questo per costruirvi sopra una storia più complessa :)

    RispondiElimina
  2. P.S. Grazie per aver aggiunto il mio blog ai tuoi follow

    RispondiElimina
  3. Grazie a te Chiara! E il grazie è doppio perché commenti per prima. Ti vedrò come la prima cosa che vede il pulcino quando sbuca dall'uovo: se hai da consigliare, correggere, bacchettare, hai carta bianca. Attualmente considero i racconti corti come una palestra (ne ho bisogno perché ho iniziato di recente). Effettivamente sul primo racconto (Lia) avevo pensato anche allo sviluppo della storia. Grazie ancora.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente iniziare da storie brevi può essere un ottimo allenamento per acquisire un metodo. Di solito, il consiglio è quello di cominciare con racconti di cinque o sei cartelle, perchè lasciano lo spazio per sviluppare una storia secondo gli atti "classici" (inizio, sviluppo, conclusione). Se hai tempo e voglia puoi provare :)

      Elimina
  4. Sicuro! Ho già una storia sulla quale sto lavorando. Grazie Chiara.

    RispondiElimina