Potrebbe funzionare. Che ne dite? In effetti quello che promettono gli ideatori di hemingwrite , "macchina per scrivere" del terzo millennio, è un po' quello che fa il nostro kindle/kobo etc. di turno: scrittura senza distrazioni ma con un tasso tecnologico al passo coi tempi. Le caratteristiche ci dicono che la scrittura sul display da 6" e di tipo e-ink, la memoria può contenere fino a un milione di pagine ed il lavoro si può salvare anche sul cloud. Per prezzi e altro si deve aspettare. Eppure, un giro di pagine me lo farei volentieri.
wawostorie
venerdì 14 novembre 2014
domenica 12 ottobre 2014

giovedì 9 ottobre 2014
Ieri, sul sito 20lines , ho terminato anche l'ultimo nodo del racconto "collaborativo" Manovre in alto mare . Il termine ultimo per il completamento, fissato per oggi, è stato uno stimolo a terminare la storia. Grazie agli amici che hanno collaborato.
giovedì 2 ottobre 2014
mercoledì 1 ottobre 2014
Scrittura collaborativa.
La notte era ormai terminata: di suo restavano i morsi del freddo,
dell'umidità e una gran quantità di pescato. Il "Libeccio" con il suo
equipaggio si apprestava a far rientro in porto con la stiva piena e la
soddisfazione di Luigi, il comandante del
peschereccio. «Stanotte è andata bene. Che dici Luigi?» chiese Tommaso uno
degli uomini più fidati del comandante. «Andò bene assai. Ma ora rientriamo»
rispose Luigi, mentre dispensava pacche sulle spalle di tutti gli uomini.
Mentre l'equipaggio era intento a preparare le operazioni di rientro si udì,
dal principio in maniera fioca e poi sempre più distinta, il rombo di un
elicottero. Luigi si voltò e cercò con lo sguardo di individuarne il punto di
provenienza. Veniva da est. Si trattava di un elicottero dalla livrea scura e
senza segni distintivi riconoscibili. Volò in direzione del Libeccio e, una
volta raggiunto, si abbasso di quota, fece un giro di 360 gradi sopra le teste
dell'equipaggio e poi prese nuovamente la direzione verso est. «Ma guarda
questo stronzo. Doveva venire a girare il culo proprio sopra di noi!» esclamò
Tommaso. «Non ti preoccupare. Ci deve essere qualche operazione in corso da
queste parti» disse Luigi, con tono rassicurante. «Si ... ma io non ci ho visto
scritto Carabinieri o Polizia là sopra» osservò Tommaso. «Vorrà dire che sarà
la Finanza» rispose, allargando le braccia Luigi. «Luigi non mi pare.
L'elicottero, nero completamente era!» Ad un tratto si risentì il rombo
dell'elicottero. Veniva sempre dalla
stessa direzione, ma questa volta non puntò direttamente il Libeccio bensì fece
un giro più largo. Gli uomini dell'equipaggio che avevano seguito il dialogo di
Luigi e Tommaso, iniziarono a parlottare fra loro.
venerdì 12 settembre 2014
Renzo.
Il
freddo di dicembre era arrivato e sferzava senza pietà il corpo e
l'anima. L'ora era tarda e le strade erano quasi deserte. I suoi
passi erano marcati e veloci. Gli ultimi caldi vapori delle luci
bluette dello strip club erano ormai svaniti e la coscienza tornava
lentamente a prendere il suo posto. Quella volta, come le altre,
stava avvenendo la mutazione: la bestia stava lasciando posto
all'uomo.
Nonostante le strade fossero oramai deserte, si aggiustò il bavero del cappotto e si calò il cappello fin sopra gli occhi per il timore di essere riconosciuto. Come al solito lasciò l'auto non troppo vicina alla meta abituale dei suoi week-end. Salì in auto e una volta aggiustato un santino magnetico davanti a lui, mise in moto e partì.
Nonostante le strade fossero oramai deserte, si aggiustò il bavero del cappotto e si calò il cappello fin sopra gli occhi per il timore di essere riconosciuto. Come al solito lasciò l'auto non troppo vicina alla meta abituale dei suoi week-end. Salì in auto e una volta aggiustato un santino magnetico davanti a lui, mise in moto e partì.
Sopraggiunse
la pioggia mentre ripensava, con rimorso, alla serata appena
trascorsa, alle deviazioni e agli eccessi vissuti.
Arrivato a destinazione si diresse verso la piazza centrale dove lasciò l'auto. Percorse un vialetto poi aprì la porta, si tolse cappello, cappotto e sciarpa. Un fulmine illumino a giorno la stanza. Ebbe un brivido. Accese la luce e si voltò di scatto. Riconobbe la persona che si trovava di fronte a lui con un revolver in pugno.
Arrivato a destinazione si diresse verso la piazza centrale dove lasciò l'auto. Percorse un vialetto poi aprì la porta, si tolse cappello, cappotto e sciarpa. Un fulmine illumino a giorno la stanza. Ebbe un brivido. Accese la luce e si voltò di scatto. Riconobbe la persona che si trovava di fronte a lui con un revolver in pugno.
«So
dove sei stato» disse quella voce, piangendo. «E non è la prima
volta!» aggiunse.
«Ti
posso spiegare» disse l’uomo, tendendo le mani.
«Sta’
zitto, traditore! Non hai rispetto neanche del luogo dove ti trovi»
disse la voce, con tono rabbioso «Mi avevi promesso che avrei fatto
parte della tua nuova vita. Avevi detto che mi amavi. Vero don
Renzo?»
Il
parroco tentò di avvicinarsi all’interlocutore ma andò incontro a
due colpi di arma da fuoco.
La
mano tremante del ragazzo, lasciò cadere la rivoltella. Sapeva che i
suoi sogni sarebbero terminati dentro le mura di quella sacrestia.
martedì 2 settembre 2014
Fabio.
Le
dita di Fabio scivolavano veloci sulla tastiera. Ogni tanto uno
sguardo veloce ai monitor di fronte a lui. Codici, stringhe di
programmazione, password, codici sorgente. Una vita tra codici
risolti, progetti sottratti, formule rivelate, corrispondenza rubata.
Tante identità, frammenti di vita, solitudine latente. Nessuno lo
conosceva davvero e, forse, neanche lui stesso.
Nessuna
famiglia, mai affetti stabili, mai legami. Solo caratteri
alfanumerici e codici da spezzare,
sistemi da violare.
In
quei minuti doveva salvare dati importanti in uno dei suoi server
disseminati nel pianeta. Della sua vita, invece, rimaneva ben poco da
salvare, persa com'era tra i byte che abilmente trasferiva. Al
termine della procedura si sarebbe sganciato da tutto e tutti. Sempre
in fuga.
Quella
sera si sentiva strano. Avvertiva una remota sensazione.
Lo
scaricamento dei dati era al 95%. Bussarono alla porta. Si voltò di
scatto verso il monitor della telecamera sistemata all'ingresso,
sulla strada. Non vedeva nulla. Solo nebbia. Accelerò
le sue dita sulla tastiera seguendo un ritmo convulso. Ad un tratto
sentì
chiara una voce -
“Papà! Papà sono io!” proveniva
da fuori, oltre
la porta - “Apri!” Quella sensazione si fece ghiaccio e si
impadronì di Fabio.
“Sono
Giulia, apri!” disse ancora la voce.
“Giulia?”
esclamò l'hacker. “Porca putt-” Ci
fu un'esplosione.
La
ragazza era Giulia,
la figlia che non vedeva da 10 anni. Più tardi, dopo l'irruzione,
durante il trasferimento in Commissariato, lei stessa ebbe modo di
raccontargli cosa era successo, come era diventata Ispettore della
Polizia
Federale e in che modo la sua squadra speciale Anticrimini
Informatici, lo avesse scovato dopo anni di indagini.
Fabio
venne catturato ma, per la prima volta dopo tutti quegli anni, si
sentiva felice.
Adesso
lo trovate al parco dove conduce il doppio passeggino dei gemellini
di Giulia.
Di
tecnologia e internet non ne vuole sapere più.
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